L’esperienza mistica di teletrasporto di ava Giorgio del Monte Sinai

Collezione di racconti e storie ascetiche dei santi Padri eremiti del Monte Sinai

 Giorgio, abate del Sinai

"Mi ha raccontato ama Damiani, l’eremita, la mamma dell’ava Athinoghen, vescovo de Petra, dicendo: “C’era un abate nel santo monte del Sinai di nome Giorgio, un grande asceta. Nel sabato santo, mentre stava nella sua cella, a questo grande asceta, gli venne un desiderio nella mente: “Andare, diceva lui, a fare la Santa Risurrezione nella santa città di Gerusalemme e fare la comunione dei santi misteri nella santa chiesa della Risurrezione di Gesù Cristo il nostro Signore”. Tutto il giorno dunque, il vecchio si tormentò con questo pensiero, pregando senza sosta. Quando fu la sera, il suo discepolo arrivò e gli disse: “Comanda padre per il canone!”. Il vecchio rispose: “Poi andare ora e torna nell’ora della comunione per portare anche me”. Così, il vecchio rimase solo nella cella.. Poi, quando arrivò il tempo della comunione nella chiesa della Santa risurrezione di Gerusalemme, il vecchio si ritrovò vicino al beato Patriarca Pietro, che gli offri la santa ostia, insieme ad altri preti. Appeno lo vide, il vescovo chiede al suo diacono Mina: “Quando è arrivato ava del Sinai? Il diacono rispose: “Vostra Santità, anche io l’ho visto soltanto ora”. Allora il disse al suo diacono: “Digli di non andare e che lo invito a mangiare insieme a me”. Il diacono andò dal vecchio e questo rispose: “Sia fatta la volontà di Dio!”. Dunque, appena il vecchio padre ha finito la messa e si è prostrato davanti al Santo Sepolcro, si ritrovò di nuovo nella sua cella. E subito dopo, il suo discepolo bussò alla sua porta e disse: “Comanda padre! È l’ora della comunione”. E il padre, andò in chiesa insieme al suo discepolo per fare la comunione.

Il Patriarca Pietro, però, era molto rattristato perché l’ava Giorgio non lo abbia ascoltato e, finite le festività, inviò messaggeri a ava, al vescovo di Faran, ava Fotie, e ai padri di Sinai, per portare da lui ava Giorgio. Quando arrivò il messaggero, e dopo aver letto la lettera, ava Giorgio inviò con lettera al Patriarca Pietro, tre preti: ava Stefano Capadocianu il Grande, ava Zosimo e ava Dulcetius Romano. Il vecchio si difendeva nella lettera dicendo: “Chiedo perdono, Santo Padre, per aver disprezzato il Vostro santo ordine”. E poi aggiunse: “Sappia, Vostra Santità, che tra sei mesi incontreremmo insieme Il Signore Cristo, il nostro Dio, e con quella occasione mi inchinerò anche davanti alla Vostra Santità”.

Andando i preti, hanno consegnato le lettere al patriarca e gli hanno detto che “ci sono tanti anni che il vecchio non è più uscito in Palestina e gli hanno fatto vedere anche le lettere del vescovo di Faran che confermavano che il vecchio da decine di anni non è più uscito dal santo Monte Sinai. Anche il Patriarca Pietro, però, aveva come testimoni i vescovi e i preti che erano presenti e che dicevano: “Noi abbiamo visto il vecchio e tutti gli abbiamo dato il santo bacio”.

Dunque, compiuti i sei mesi, se ne andarono nel luogo eterno sia ava Giorgio, sia il Patriarca, così come il vecchio abate aveva predetto".


Traduzione dal libro Patericul Sinaitic (rumeno) di Dimitrios G. Tsamis, una collezione di storie e racconti dei padri eremiti del monte Sinai e del deserto sinaitico.

Nota: La storia del racconto è avvenuta nell'anno 551 o 552; Pietro fu Patriarca di Gerusalemme tra 524-552; la città di Petra era la capitale di Idumea e poi di Nahatea, fondata nel VI secolo a. C., a Nord-ovest dell' Arabia; il testo fa parte del codice sinaitico 451.

A cura di Elena Sanda Chira

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