L’INFORMAZIONE QUANTISTICA

L’elisir di vita lunga

Parte 1







Sai che tu contieni un qubit di informazione quantistica?

Ogni oggetto naturalmente creato ha il proprio tempo circolare contenente informazione quantistica, che rappresenta o costituisce tutta la storia presente, passata e futura di quell’oggetto, cioè che cos’è, da dove viene e quale è il suo diventare. Ovviamente, anche l’uomo contiene il suo qubit di informazione quantistica originaria che svelata e applicata diventa Conoscenza di Sé, portatrice di Vita.

Per capire che cos’è l’informazione quantistica proviamo a  comprendere i significati di due concetti connessi: il bit e il qubit.

IL BIT: divisore dell’anima

Nella Teoria dell’Informazione il bit è “l’unità di misura del contenuto di informazione di un messaggio ed equivale al numero di decisioni prese al secondo”. Nell’Informatica, il bit è “l’unità di misura elementare dell’informazione”, rappresentato in sistema binario3 con le cifre 0 e 1, ognuna di esse corrispondente a una scelta tra due eventi possibili, 0 o 1. Il bit può essere nello stato 0
o nello stato 1. Se i due eventi considerati nella presa di una decisione hanno la stessa probabilità di verificarsi uguale a 50%, per ognuno di essi si genera esattamente la stessa quantità di informazione, uguale a 1 bit. Se i due eventi considerati non sono
equiprobabili e si verifica quello considerato con la probabilità più alta, il suo verificarsi non sorprende nessuno, quindi il suo contenuto informativo è scarso e il suo valore tende a zero. Se si verifica l’evento più improbabile, il suo contenuto informativo è alto e il suo valore tende ad avvicinarsi a 2.
Se un evento è certo, la probabilità di verificarsi è 100% e la quantità di informazione ottenuta è 0 bit, cioè non si guadagna niente a livello informazionale. Se un evento è considerato impossibile, cioè ha la probabilità di verificarsi 0%, teoricamente la quantità di informazione contenuta in esso è infinita, ma praticamente, se quell’evento si verifica, si possono ottenere al massimo 2 bit. Perché solo 2 bit? Perché si è verificato e così si è creato un precedente ed è diventato non solo possibile, ma anche molto probabile che si verifichi ancora. La prima volta il soggetto guadagna 2 bit scegliendo un evento impossibile o quasi, ma la prossima volta lo stesso evento procurerà molto di meno allo stesso soggetto.



Per un altro soggetto lo stesso evento può contenere in teoria informazione infinita, finché decide di sceglierlo come il più probabile tra due eventi presentati. Si può dire che la quantità di informazione portata da un evento dipende dalla probabilità che il soggetto ha di riceverla. È una cosa soggettiva e personale, nessun altro può deciderla oltre al soggetto stesso. Dunque, più decisioni prendi, più folto è il tuo albero della conoscenza (che si ramifica continuamente e cresce prendendo la linfa dall’albero della vita che si ristringe fino a ridursi a un seme), e di conseguenza più spazio di memoria occupa per registrare i passaggi di questa perpetua divisione. Più improbabili sono le scelte fatte, più bit si guadagnano.


Ma a cosa servono i bit?

Fondamentalmente i bit non servono a niente. Praticamente, nella cultura in cui viviamo, i bit servono per guadagnarsi da vivere. I bit vanno accumulati sin da giovane età, a scuola, all’università, come crediti, conoscenze e abilità pratiche, che poi si vendono come lavoro e così ci si guadagna denaro per procurarsi vitto e alloggio, servizi e divertimento. Niente di male, lo facciamo tutti! Però, c’è un problema con i bit: occupano spazio nella memoria del cervello. Certamente, il cervello umano ha una grande capacità di memoria ed è in grado di accumulare un numero straordinariamente grande di bit. Le sinapsi, cioè gli spazi tra i neuroni, sono responsabili dell’archiviazione. Gli scienziati dicono che ogni sinapsi può immagazzinare circa 4,5 bit di informazione. Moltiplicato per il numero di sinapsi presenti nel cervello, che è all’incirca 1.000 trilioni, risulta un petabyte, ovvero 1.000.000 GB di memoria. Dunque, il cervello umano può archiviare un milione di GB
di dati. Non è male! Per fare un paragone, un computer portatile di uso comune attualmente ha fino a 64 gigabyte di memoria.
Il problema è che, se vogliamo passare dalla computazione classica alla computazione quantistica (vedi l’Appendice 1 del libro), per archiviare un solo qubit di informazione quantistica, il nostro cervello ha bisogno di tutta la sua capacità di memoria, corrispondente a un milione di GB. In questo caso dobbiamo eliminare dalla memoria del cervello tutti i bit faticosamente guadagnati, per fare spazio a un unico qubit. È difficile poi rinunciare a tutta questa presunta ricchezza, perché la cultura e la società in cui viviamo ci ha insegnato che per vivere bene bisogna accumulare conoscenze del mondo e non ci ha detto che esiste un’altra conoscenza, molto più valida e potente che ci offre la piena realizzazione come umani e che con essa, oltre a guadagnarsi da vivere, si guadagna la Vita. La conoscenza di cui parlo è
la Conoscenza di Sé ed è conservata in quell’unico qubit di informazione quantistica che dobbiamo recuperare. Non c’è niente da imparare, bisogna soltanto ricordare quello che siamo già e il ricordo si attiva non soltanto nel cervello ma in ogni cellula del corpo. Bisogna tornare nel passato per prendere la propria informazione quantistica che è la propria Conoscenza di Sé.



Gesù ci consiglia chiaramente di farlo attraverso la parabola del pescatore presente nel Vangelo di Tommaso: “Ed egli disse: «L’umanità è come un pescatore accorto che aveva gettato in mare la rete e l’aveva recuperata dal mare colma di pesci piccoli. Tra essi il pescatore accorto scopri un bel pesce grande. Egli rimise in mare tutti i pesci piccoli e senza pena scelse il pesce grande. Chi a orecchio per intendere, intenda»”.

Passare dalla computazione meccanica alla computazione quantistica, cioè dal bit al qubit, significa sostituire “Avere” con “Essere” e “Fare” con “Manifestare” e trasferirsi dall’Albero della Conoscenza nell’Albero della Vita. Ogni volta in cui si prende una decisione con la mente meccanica si produce una divisione ai livelli più profondi del proprio essere, con conseguenze negative sullo stato psico-somatico del corpo. Ogni volta in cui si prende una decisione con la mente quantica si unificano parti della nostra anima fino ad arrivare alla completezza e all’integrità energetico -informazionale, con conseguenze benefiche in ogni aspetto della vita.

Come si fa lo scoprirai nella parte 2.

di Elena Sanda Chira, l'autrice del libro Amen la Nuova Umanità


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