La natura (o ipostasi) degli Arconti
Breve spiegazione:
Testo integrale
INTRODUZIONE
A proposito della natura delle potenze:
(ispirato) dallo spirito del Padre della verità, a proposito delle «potenze
delle tenebre», il grande apostolo ci disse: «La nostra lotta non è contro il
sangue la carne e, ma contro le potenze del mondo e contro gli spiriti del
male».
Dal momento che
interroghi a proposito delle potenze, ti ho mandato questo. Il loro capo è
cieco; a motivo della sua forza, della sua ignoranza e del suo orgoglio, disse
— nella sua incoscienza: sono Dio, non ne esiste altri all’infuori di me -.
Quando disse questo, peccò contro il tutto; e questo parlare salì alla
Immortalità.
Ed ecco,
dalla Immortalità venne una voce; disse: «Tu sbagli, Samael!», cioè «dio dei
ciechi». I suoi pensieri divennero ciechi. Egli emise la sua forza, cioè la
bestemmia che aveva pronunciato. Egli lo perseguì giù nel caos e nell’abisso,
sua madre, sotto la spinta della Pistis Sofia, la quale installò i di lui
figli, uno per uno, secondo la sua forza, secondo il tipo dell’eòne superiore.
Poiché è (partendo) 6 dalle cose nascoste che furono scoperte le cose
manifeste.
L’Umanità
primitiva
Il riflesso
dell’Immortalità L’Immortalità guardò giù sulle regioni delle acque (Gen., 1,
2). Sulle acque apparve la sua immagine, e le potenze delle tenebre se ne
innamorarono. Ma non potevano raggiungere quell’immagine apparsa loro sulle
acque, a motivo della loro debolezza; gli psichici, infatti, non possono
raggiungere il pneumatico: poiché essi sono dal basso, mentre egli è dall’alto.
È per questo che l’Immortalità guardò giù sulle regioni (delle acque), al fine
di congiungere il tutto alla luce, secondo il volere del Padre.
Gli
arconti creano l’uomo
Gli arconti
tennero consiglio; dissero: «Venite, facciamo un uomo con la polvere della
terra». (Gen., i, 26 e 2, 7). Plasmarono il suo corpo cosicché fu totalmente
terreno. Ora gli arconti 8hanno un corpo che è femmina ma anche maschio, e il
loro aspetto e di bestie. Presero della polvere dalla terra, e plasmarono il
loro uomo secondo il loro corpo e secondo l’immagine del dio che era apparso
loro sulle acque.
Dissero: — Su, mettiamola nella nostra
creatura, di modo che egli veda la sua co-immagine (maschile) venga da essa, e
noi possiamo trattenerla nella nostra creatura -. Nella loro debolezza, non
comprendevano la forza di Dio. Egli soffiò sul suo viso (Gen., 2, 7), e l’uomo
divenne psichico (e rimase) a terra per molti giorni. Ma essi, a motivo della
loro impotenza, non poterono farlo stare diritto. Come turbini di vento, si
ostinarono (a soffiare) per afferrare quell’immagine che era apparsa loro sulle
acque. Non sapevano quale era la sua potenza. Tutto questo avvenne in
conformità al volere del Padre del Tutto.
Lo
spirito su Adamo, nomi agli animali, nel paradiso
Dopo di ciò, lo spirito vide l’uomo psichico
sulla terra; lo spirito uscì dalla terra adamantina; venne giù, e dimorò in
lui: quell’uomo divenne anima vivente (Gen., i, 7). Lo chiamò «Adamo», poiché
si muoveva sulla terra. Dalla Immortalità venne una voce in aiuto di Adamo. Gli
arconti radunarono tutti gli animali della terra, e tutti gli uccelli del
cielo; li condussero da Adamo, per vedere come Adamo li avrebbe chiamati,
affinché egli potesse dare il nome, a ogni uccello e a tutti gli animali (Gen.,
2, 19).
Presero Adamo, lo posero nel paradiso affinché
lo lavorasse e lo custodisse. Gli arconti gli diedero un ordine, dicendo:
«Mangerai di ogni albero che è nel paradiso, ma dell’albero della conoscenza
del bene e del male non mangiarne, non toccarlo; nel giorno, infatti, in cui
voi ne mangerete, certamente voi di morte morirete» (Gen., 2, 15- 17). Dissero
a lui questo, ignorando che cosa voleva dire. Tuttavia dissero questo in
conformità del volere del Padre affinché Adamo ne mangiasse e considerasse
tutti loro completamente ilici.
Gli arconti creano la donna
Gli arconti
si consigliarono l’un l’altro; dissero: — Andiamo, apportiamo il sonno in Adamo
! — Ed egli si addormentò. Ora il sonno è l’ignoranza che essi fecero venire su
di lui, ed egli si addormentò. Essi aprirono il suo lato (Gen., 2, 21) 14 ;
formarono il suo lato come una donna viva e al suo posto (misero) della carne:
e Adamo diventò completamente psichico. Andò da lui la donna pneumatica, parlò
con lui e gli disse: «Adamo, alzati!». Allorché la vide, egli disse: — Tu sei
colei che mi ha dato la vita! Sarai chiamata “la madre dei viventi” - (Gen., 3,
20), poiché lei è mia madre, lei è la medichessa, la donna, colei che ho
generato.
Gli arconti
e le «due» donne
Ma le
potenze andarono dal loro Adamo; e quando videro la sua coimmagine parlare con lui,
provarono un grande turbamento, e si innamorarono di lei. Si dissero a vicenda:
— Venite! Mettiamo in lei il nostro seme -. L’inseguirono, ma lei le derideva a
motivo della loro follia e della loro cecità; ma essa, sotto le loro grinfie,
si trasformò in un albero, e lasciò tra le loro grinfie la sua ombra, che le
assomiglia; esse la contaminarono grandemente. Contaminarono pure il sigillo
della sua voce, condannando così se stésse nella loro creatura e la sua
immagine.
Il serpente e la caduta
Mentre la (donna) pneumatica andò nel
serpente, l’istruttore; egli la ammaestrò dicendo: — Che cos’è che vi ha detto:
“Mangerai di ogni albero che è nel paradiso, ma dell’albero della conoscenza
del male e del bene non ne mangerai?”. La donna carnale rispose: «Non solo egli
disse “non mangiatene”, ma anche “non toccatelo”; nel giorno, infatti, in cui
voi ne mangerete, certamente voi di morte morirete”. Ma il serpente, l’istruttore,
disse: «Certamente voi di morte non morirete. Egli, infatti, vi ha detto ciò
perché è invidioso. I vostri occhi, invece, si apriranno e voi diventerete come
dèi, conoscitori del male e del bene -. L’istruttrice fu allontanata dal
serpente: se lo lasciò dietro come un semplice essere terreno {Gen., 3, 1-5).
La donna
carnale prese dall’albero, mangiò, e ne diede a suo marito: gli psichici
mangiarono; e il loro male si manifestò nella loro mancanza di conoscenza; e si
accorsero di essere pneumaticamente nudi: presero delle foglie di fico e se le
cinsero ai lombi (Gen., 3, 6-7). Allora venne il grande arconte e disse: —
Adamo, dove sei tu? -. Ignorava, infatti, quanto era accaduto. Adamo rispose: —
Ho udito la tua voce; ebbi paura perché ero nudo, e mi nascosi. L’arconte
disse: — Perché ti sei nascosto, se non per il motivo che hai mangiato
dell’albero a proposito del quale ti ordinai: “di quello soltanto non ne
mangiare” e tu ne hai mangiato! (Gen., 3, 7-11).
Adamo rispose: — La donna che tu mi hai dato,
me ne ha dato, e io ho mangiato -. L’arrogante arconte maledisse la donna. La
donna disse: — Il serpente mi ha ingannata; e io ho mangiato -. Si volsero al
serpente; essi maledissero (Gen., 3, 23) la sua ombra; il che è un’azione
inefficace: ignoravano che esso è una loro creatura. Da quel giorno il serpente
passò sotto la maledizione delle due potenze, fino a quando arriverà l’uomo
perfetto. Quella maledizione colpì il serpente. Si volsero al loro Adamo: lo
presero, lo cacciarono fuori dal paradiso con sua moglie, poiché per essi non
v’è alcuna benedizione, essendo essi pure sotto la maledizione. Essi gettarono
gli uomini nei grandi turbamenti e sofferenze dell’esistenza (Gen., 3, 16-19),
affinché i loro uomini (non) fossero preoccupati in altro che negli (affari)
della vita, e non avessero il tempo di dedicarsi allo spirito santo.
Caino,
Abele, Seth
Dopo queste
cose, lei generò Caino, il loro figlio: Caino coltivava il suolo (Gen., 4, 1).
Conobbe nuovamente sua moglie; lei rimase nuovamente incinta: generò Abele
(Gen., 4, 2). Abele era un mandriano, un pastore di pecore. Caino portò i
frutti del suo campo. Abele, invece, portò un sacrificio dai suoi agnelli. Dio
guardò alle offerte di Abele, ma non gradì le offerte di Caino. Il carnale
Caino perseguitò suo fratello Abele (Gen., 4, 3-7). Dio disse a Caino; — Dov’è
Abele, tuo fratello? -. Egli rispose, dicendo: — Sono forse io il custode di
mio fratello? Dio disse a Caino: — Ecco, la voce del sangue di tuo fratello grida
verso di me. Tu hai peccato con la tua bocca. (La tua colpa) si volgerà contro
di te. Chiunque ucciderà Caino, scatenerà una settupla vendetta; e tu
sospirerai e tremerai sulla terra (Gen., 4, 8-11, 15, 12).
Adamo
conobbe la sua co-immagine Eva; lei rimase incinta; egli generò, per Adamo Seth.
Lei disse: — Ho generato un altro uomo da Dio, al posto di Abele (Gen., 4, 25).
Norea, il
diluvio, gli arconti
Eva divenne
nuovamente incinta; generò Norea e disse: — Egli generò per me una vergine come
aiuto per generazioni e generazioni di uomini. — Questa è la vergine che
nessuna forza ha contaminato. Allora gli uomini iniziarono a moltiplicarsi e a
diventare migliori (Gen., 6, i). Gli arconti tennero consiglio tra loro,
dissero: — Su, con le nostre mani facciamo venire un diluvio, e annientiamo
ogni carne, dall’uomo alla bestia (Gen., 6, 7).
Ma allorché
l’arconte delle forze conobbe il loro piano, disse a Noè: — Fatti un’arca di
legno che non marcisce, e nascondi in essa te e i tuoi figli, con le bestie e
gli uccelli del cielo, piccoli e grandi (Gen., 6, 14. 18-19); ponila in cima al
monte Sir. Allora Orea andò da lui, volendo salire nell’arca; ed egli non glielo
permise. Lei soffiò sull’arca; la incendiò. Egli rifece l’arca una seconda
volta. Gli arconti le andarono incontro allo scopo di ingannarla; il più grande
di essi, le disse: — Tua madre, Eva, venne da noi. Ma Norea si voltò e disse
loro: — Voi siete gli arconti delle tenebre. Voi siete maledetti. Voi non avete
conosciuto mia madre, ma avete conosciuto la vostra co-immagine (femminile).
Io, infatti, non provengo da voi, ma sono venuta dall’alto -. L’arrogante
arconte ritornò con tutta la sua forza: il suo volto divenne nero come una
pentola. Fu audace verso di lei. Le disse: — Tu devi essere nostra schiava come
lo fu tua madre, Eva… Poiché mi fu dato…
Norea ed
Eleleth
Ma Norea ricorse
alla forza dello spirito; gridò a gran voce e disse al santo, al Dio di tutto: —
Aiutami contro gli arconti dell’ingiustizia, e liberami subito dalle loro mani.
— Il grande angelo discese dal cielo; le disse: Perché gridi verso Dio? Perché
osi rivolgerti allo Spirito santo? Norea disse: Chi sei tu? Gli arconti
dell’ingiustizia si erano allontanati da lei. Egli rispose: — Io sono Eleleth,
la saggezza, il grande angelo, colui che sta davanti allo Spirito santo. Sono
stato inviato a parlarti e a liberarti dalle mani di questi iniqui; e ti
istruirò sulla tua radice. Mai potrò descrivere la forza di quell’angelo. La
sua immagine era come l’oro scelto, il suo abito come la neve. La mia bocca,
infatti, non sopporterà mai ch’io parli della sua forza e dell’immagine del suo
volto. Eleleth, il grande angelo, mi disse: Io, disse, sono l’intelligenza. Io
sono uno dei quattro luminari che stanno davanti al grande spirito invisibile.
Tu pensi che questi arconti abbiano potere su di te? Nessuno di loro potrà mai
prevalere contro la radice della verità; è per essa, infatti, che egli si è
manifestato negli ultimi tempi, e dominerà su di queste potenze; queste potenze
non potranno mai contaminare te e quella generazione, poiché la vostra dimora è
nell’Immortalità, il luogo nel quale si trova il virgineo spirito, il quale è
al di sopra delle potenze del caos e del loro mondo.
Sofia e
il suo aborto
Ma io dissi: «Signore, istruiscimi sulla forza
di queste potenze. Come vennero all’esistenza? Da quale natura e da quale
materia? Chi ha fatto esse e le loro forze?». Il grande angelo Eleleth,
l’intelligenza, mi disse: «In alto, negli eòni infiniti, c’è l’Immortalità.
Sofia, chiamata Pistis, volle creare un’opera da sola, senza il suo compagno.
La sua opera fu un simulacro (del mondo) celeste. Tra coloro che sono in alto e
gli eòni che sono in basso, c’è un sipario. Al di sotto del sipario si produsse
un’ombra; e quest’ombra divenne materia. Quest’ombra fu gettata da parte; e ciò
che lei aveva fatto divenne un’opera nella materia, come un aborto; ricevette
forma dall’ombra, e divenne una bestia arrogante dalle sembianze di leone, ed
era bisessuato.
Come ho già
detto [87, 27-33], perché era derivato dalla materia. La bestemmia Aprì i suoi
occhi; vide una materia grande senza fine; divenne arrogante, e disse: — Io
sono dio, e non ve n’è altri al-l’infuori di me. — Quando disse questo, peccò
contro il tutto. Ma dall’alto, dall’autorità assoluta, venne una voce, che
disse: «Tu sbagli, Samael!» cioè: «dio dei ciechi». Egli proseguì: — Se prima
di me c’è qualcos’altro, si manifesti a me! — E, subito, Sofia puntò il suo
dito: fece penetrare la luce nella materia; lei (stessa) la inseguì giù nelle
regioni del caos; poi si ritirò di nuovo su alla sua luce… le tenebre… la
materia.
L’arconte, essendo bisessuato, si fece un
grande eòne, una grandezza illimitata. Pensò di farsi dei figli: si fece sette
figli, bisessuati come il loro padre. Disse ai suoi figli: — Io sono il Dio del
tutto. Ma Zoe, figlia di Pistis Sofia, gridò; ella gli disse: — Tu sbagli,
Saklas! — nome corrispondente a Jaldabaoth. Lei soffiò sul suo viso; il di lei
soffio divenne, per lei, un angelo di fuoco. Quest’angelo legò Jaldabaoth; lo
precipitò nel Tartaro, in fondo all’abisso. Sabaoth Ora, allorché suo figlio,
Sabaoth, vide la forza di quell’angelo, si pentì: condannò il proprio padre e
la propria madre la materia; la detestò; innalzò, invece, lodi a Sofia e a sua
figlia Zoe. Sofia e Zoe lo trassero su, lo installarono nel settimo cielo, al
di sotto del sipario, tra ciò che è al di sopra e ciò che è al di sotto. Esse
lo denominarono: «dio delle forze, Sabaoth», poi ché egli è al di sopra delle
forze del caos; avendolo ivi installato Sofia.
Avvenuto
questo, egli si fece un grande carro di cherubini a quattro facce, e
innumerevoli angeli affinché lo servano, e anche arpe e cetre. Sofia prese sua
figlia Zoe, la fece sedere alla sua destra per istruirlo su tutto ciò che si
trova nell’ogdoade. L’angelo dell’ira ella lo pose alla sua sinistra. Da quel
giorno la sua destra è detta Zoe, e la sinistra è divenuta il tipo
dell’ingiustizia del despotismo di ciò che è sopra, esso venne all’esistenza
prima di te.
L’invidia di Jaldabaoth.
Ma allorché Jaldabaoth lo vide in questa
grande gloria ed esaltazione, ne ebbe invidia; e l’invidia divenne un’opera
bisessuata: questa fu l’origine dell’invidia. E l’invidia generò la morte; la
morte generò i propri figli, e installò ognuno di loro nel suo cielo; tutti i
cieli del caos furono riempiti dalle loro moltitudini. Ora, tutto ciò avvenne
in conformità al volere del Padre del tutto, in conformità del tipo di tutti
coloro che sono al di sopra, affinché il numero del caos fosse completo.
Salvezza per la discendenza di Norea
distruzione per gli altri
Ecco, ti ho istruita sul (proto) tipo degli
arconti, e sulla materia dalla quale fu generato, sul loro padre e sul loro
mondo. Ma io dissi: «Signore, anch’io appartengo alla loro materia?». (Egli mi
rispose): — Tu e i tuoi figli provenite dal Padre, che è fin dal principio: le
vostre anime vengono dall’alto, dalla luce immortale; perciò le potenze non
potranno avvicinarle a motivo dello spirito di verità dimorante in esse. Tutti
coloro che hanno conosciuto questa via sono, infatti immortali in mezzo a
uomini che muoiono. Tuttavia questa stirpe non si manifesterà adesso, ma si
manifesterà dopo tre generazioni, e respingerà lungi da essa il vincolo
dell’errore delle potenze.
Ma io
domandai: — Signore, per quanto tempo? — Egli mi rispose: — Fino a quando,
sotto forma di una creatura l’uomo vero manifesterà l’esistenza dello spirito
di verità inviato dal Padre. Egli, allora, li istruirà su ogni cosa, li ungerà
con l’unzione della vita eterna, che gli fu data dalla generazione che non ha
alcun re. Essi allora, saranno liberati da ogni loro pensiero cieco, con i loro
piedi calpesteranno la morte delle potenze, e saliranno alla luce infinita ove
si trova questa stirpe.
Le potenze, allora, abbandoneranno i loro
tempi; i loro angeli piangeranno sulla loro distruzione; e i loro demoni si
lamenteranno sulla loro morte. Allora, tutti i figli della luce conosceranno
veramente la verità e la loro radice, il Padre del tutto e lo Spirito santo;
diranno tutti, a una sola voce: “Giusta è la verità del Padre, e il Figlio è al
di sopra del tutto: e da ognuno, fino alle eternità delle eternità (si dirà):
Santo!
santo! santo! Amen”!
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