L'Universo Informazionale
Il lessico o vocabolario di una lingua contiene in media cinquecentomila parole, e ognuna di esse viene inserita nella giusta categoria tra le diverse parti del discorso, cioè i verbi, i nomi, gli avverbi, i pronomi, aggettivi e così via. I verbi e i nomi costituiscono la maggioranza come numero e sono indispensabili per realizzare un discorso.
Il “verbo”, derivato dal latino “verbum”, che significa “parola”, è definito nei dizionari come una “parte del discorso variabile, che indica un’azione che il soggetto compie o subisce, indica l’esistenza, lo stato o un modo di essere del soggetto”. Dunque, il verbo è collegato ad un’azione, processo, fenomeno, evento, stato.
Il “nome” si riferisce a un “oggetto, astratto o concreto, animato o inanimato, materiale o immateriale, naturale o artificiale”, “capace di produrre o subire azioni o di definire stati”. Il “nome”, chiamato anche “sostantivo”, cioè “dotato di una sostanza, che esiste realmente”, indica “persone, cose, luoghi, concetti, azioni, idee, sentimenti”, definisce tutto ciò che esiste o che possiamo immaginare.
Il verbo e il nome sono due elementi imprescindibili di qualsiasi frase o enunciato. Non esiste informazione o conoscenza che si possa esprimere e trasmettere in mancanza di queste due parti del discorso. Anche se sono strettamente collegati e insieme costituiscono un’unità discorsiva, la più piccola, la domanda è: quale dei due è nato per prima? Per prima fu un’azione o un nome? Quale di essi è preesistente all’altro? Per fare un discorso, di che cosa ho bisogno assolutamente, di un nome o di un verbo?
“Il nome precede l’azione” e “l’azione precede il nome” sono due filosofie totalmente diverse, due punti di partenza totalmente opposti, sia come significato intrinseco, sia come direzione e modo di procedere nel rapportarci alla realtà in cui viviamo. Sono due dottrine che influenzano specificatamente e complessivamente l’intera esperienza pratica di vita dell’essere umano, l’intero atteggiamento mentale dell’uomo nel rapportarsi all’universo in cui vive e a ognuna delle sue parti.
Il Vangelo di Giovanni inizia così:
“Nel principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio”.
Se accettiamo che per primo ci sia stato il verbo, quale è stata la prima azione in assoluto? È stata compiuta o subita? Chi l’ha compiuta o chi l’ha subita? Era personale o impersonale? Se la prima azione mai compiuta era personale, allora bisogna per forza che esistesse già un nome che potesse compierla. Ma da dove è apparso quel nome, prima di ogni genere di creazione? Se, invece, la prima azione mai compiuta fu impersonale, allora non c’è bisogno della preesistenza di un nome. Questa variante ci conviene di più: per prima esisteva un verbo, specificatamente impersonale, che ha compiuto un’azione e da questa specifica computazione fu generato un nome. Ma quale è quel primo verbo e quale è quel primo nome da esso generato?
Il primo verbo è Moto e Riposo: qualcosa che ha a che fare con “riposarsi”, “rilassarsi”, “abbandonarsi”, “separarsi”, “restringersi”, “allungarsi”, “osservarsi”, “sentirsi”, “percepirsi”, “allontanarsi”, “unificarsi”, “concentrarsi”, “radunarsi”, “lasciarsi” ecc. Un verbo che esprime un movimento generato dal riposo, un movimento e un riposo simultaneamente, un tipo di cadere libera generata dal concentrarsi o restringersi verso l’interno, in modo da uscire dall’incastro prodotto dalla vicinanza esterna di altre simili porzioni o particelle dello stesso tipo di “sostanza”. Un po’ come il cadere di una mela dall’albero, quando è matura. La circolazione della linfa attraverso il peduncolo, dal ramo verso il frutto, per trasportare il nutrimento, si interrompe perché il frutto è già pieno, saturo, completo e non ha più dove depositarlo. Così, il peduncolo, avendo compiuto la sua funzione, si secca, si stacca dal ramo e inizia la caduta libera della mela. Un po’ come quando sei molto stanco, sul punto di addormentarti in piedi. Ti cade la testa o un braccio. È un movimento nato dal rilassamento, dal riposo. Sembra che una parte del corpo sia diventata più pesante e sta sprofondando. La sensazione è di prolungamento, come se una parte del corpo si è improvvisamente sciolta al punto di essere più elastica, di andarsene, pur rimanendo sempre agganciata al corpo.
Stiamo parlando del primo verbo o azione, avvenuto in un momento in cui non esistevano ancora nomi. Chi è allora che si muoveva per compiere e subire questo genere di azione? Il Nulla. Il Nulla iniziò a muoversi. Il Nulla è l’unico nome che precede il verbo, o meglio, è la mancanza del nome che precede il verbo e così il Verbo diventa il Primo Nome.
L’universo in cui viviamo è un Universo Informazionale. Ogni modulo esistenziale o oggetto materiale naturalmente creato contiene la propria informazione quantistica che riflette il Verbo originario. Nella sua fase primordiale di esistenza, nel primo eone, l’universo era costituito di informazione e nella seconda età o eone, si è aggiunta l’energia. Poi è avvenuto quello che si chiama creazione o big bang, che ha dato inizio alla terza età o fase di esistenza: la fase materiale. La particella elementare del nostro universo informazionale è il qubit. Ogni oggetto naturalmente creato possiede un qubit di informazione quantistica che contiene l’informazione riferita a se stesso, che raduna, unifica e riorganizza l’informazione di tutto ciò che è stato creato in precedenza. Quando l’essere umano accede al qubit di informazione quantistica riferita all’Essere Cristo, l’umano perfetto, riceve il suo Nome dentro il corpo fisico e lui stesso diventa portatore del Verbo, che è la Parola di Dio manifesta, e insieme ad esso riceve la capacità di creare nell’Ordine Divino.
Nel sesto giorno o eone Dio creò l’uomo nella sua immagine e somiglianza, dopodiché Dio riposò. L’Uomo è l’ultima e la sua più potente creazione. La capacità di Creatore fu trasferita all’uomo, insieme alla Parola di Dio che edifica. Ora i creatori siamo noi!
L’Umanità non è stata ancora creata
ed è il nostro compito metterla in esistenza!
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